Iglesias, Cattedrale di Santa Chiara, 13 novembre 2025
Temete Dio!
Oggi la nostra Chiesa diocesana si raccoglie nella gioia e nella gratitudine per celebrare Sant’Antioco, patrono e padre nella fede, nostro fratello e amico, testimone luminoso del Vangelo in questa nostra terra di Sardegna. A lui – e a chi come lui fu mandato da noi a lavorare –dobbiamo la diffusione del Vangelo.
Le letture che abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere il cuore della sua testimonianza e a riscoprire cosa significa essere oggi discepoli e missionari di Cristo.
Vorrei soffermarmi sulla prima lettura.
Ci ha presentato un brano del Siracide, un sapiente che scrive intorno al 190-180 prima di Cristo. La Palestina in quell’epoca era caduta sotto il dominio di popoli pagani, provenienti dalla Siria, che vogliono imporle usi e costumi in contrasto con la fede di Israele. Questo sapiente reagisce a tutto questo e sin dall’inizio si chiede quale sia la via perfetta per la felicità: è quella indicata dalla fede di Israele o quella che stanno imponendo i conquistatori? Il Siracide la individua nel timor di Dio. Cos’è? Non il terrore che si prova davanti al nemico e neppure a un uomo particolarmente potente (questa è l’idea che non a volte ci facciamo di Dio). Piuttosto è la paura di rattristare l’amato. Noi tutti trattiamo con particolare cura le persone e le cose che amiamo particolarmente e abbiamo paura di recare loro qualche danno!
Le riflessioni del Siracide sono vicine alla vita di Antioco ma anche al periodo storico che noi viviamo.
Antioco arriva in Sardegna – come sappiamo – perché condannato ad metalla; in circostanze storiche non certo favorevoli per il cristianesimo. In fondo anche noi oggi viviamo in situazioni simili: non certo perché qualcuno ci condanni per la fede, ma perché siamo inseriti in un contesto che certamente non è cristiano. Che si voglia o no, l’epoca della cristianità è finita, come ci ha ripetuto tante volte papa Francesco. Anche se a volte ci si professa cristiani, le dinamiche che regolano la vita sociale tutto sono, fuorché evangeliche.
Come dunque essere felici in questo contesto? Il Siracide dice attraverso il timore di Dio. Antioco ha vissuto secondo questa logica.
In particolare nella prima lettura questo timore di Dio è declinato in 4 modi: abbiamo sentito una sorta di poesia scandita dall’espressione “Voi che temete il Signore”, che è stata ripetuta 4 volte. Le rileggiamo.
La prima: “Voi che temete il Signore attendete la sua misericordia”: vivere di misericordia. La felicità non ce la costruiamo noi, con le nostre forze. Antioco era probabilmente un medico, poteva acquistarsi da sé ogni bene: no, capisce che per vivere felici occorre anzitutto attendere la misericordia di Dio e – aggiunge il Siracide – “non deviate per non cadere”. Antioco rimase saldo nella sua fede.
Così si può comprendere la seconda raccomandazione: “Confìdate in Lui”. La felicità non consiste nel non avere prove, in una vita facile: quella di Antioco non lo fu di certo! Invece nel fondare la vita su ciò che non passa. Confidate in Lui!
La terza raccomandazione: “Sperate nei suoi benefici”. Una volta che si è sperimentata la fedeltà del Signore allora si può sperare, e non nei benefici terreni ma in quelli del Signore, che ci ama infinitamente: i suoi sono benefici eterni. Si arriva così all’ultima raccomandazione (non presente in tutti i codici che ci sono pervenuti e perciò assente in qualche nostra bibbia): “Voi che temete il Signore, amatelo, e i vostri cuori saranno ricolmi di luce”. L’amore tutto racchiude, caratterizza la vita di ogni santo, perché è la vocazione di ogni uomo e donna. Il timor di Dio coincide perciò con l’amore.
Quattro parole dunque possiamo trarre da questa esortazione che il Siracide ci rivolge: misericordia, fiducia, speranza, amore. Sono 4 quattro modi di vivere nel timor di Dio, 4 vie verso la felicità.
Come 4 colonne sorreggono il timor di Dio e hanno sorretto la vita di Sant’Antioco. Quattro principi sui quali vale la pena davvero fondare la vita, cogliendo l’esempio di Antioco, per essere anche noi felici come lui.
