16/09/2025 – Esequie don Giulio Corongiu

Sant’Antioco, Parrocchia N.S. di Bonaria, 16 settembre 2025

Tre parole

Sono quelle che in qualità di indegno pastore di questa di Iglesias mi sento di pronunciare in occasione delle esequie del caro don Giulio
La prima. Avantieri appena dopo pranzo tutti siamo rimasti colpiti, sgomenti dall’improvvisa e inaspettata scomparsa del caro don Giulio. Ieri, quando sono venuto insieme con il card. Arrigo a salutare don Giulio, ho visto nei volti dei ragazzi presenti, una immensa tristezza. Tutti ci siamo domandati “perché”? E soprattutto lo abbiamo domandato al Signore. Domenica la liturgia eucaristica che anche don Giulio ha presieduto, ci ha fatto celebrare la festa della esaltazione della croce. Nella prima lettura, che ho voluto per questo fosse proclamata questa mattina, il popolo di Israele davanti alle difficoltà del deserto chiedeva a Dio: perché Signore ci hai fatto uscire dal paese di Egitto? E il Signore, dopo aver mandato dei serpenti velenosi, diceva a Moseè: prendi un serpente, mettilo sopra un’asta. Oggi siamo tutti spaventati e infestati dal veleno della morte. Piangiamo don Giulio e in lui vediamo ciascuno di noi. Dio ci dice: metti questo veleno davanti a te, guardalo in faccia. Mettilo sopra l’asta, che da tutti i primi commentatori della Scrittura, a seguito di quanto affermato dal Vangelo di Gv 3,14 (come Mosé…) da Ambrogio a Teodoreto ad Agostino, fino a Tommaso d’Aquino, viene considerata prefigurazione della croce. Guardiamo il veleno della morte alla luce della croce: questo è l’antidoto più efficace. La morte ci associa al mistero pasquale di Gesù. In lui troviamo salvezza. Questo è il primo e – forse – unico compito del vescovo: essere testimone della Risurrezione di Gesù! (At 1,22). Pur nella difficoltà, nel dolore, noi oggi celebriamo la vita, la nostra salvezza. La prima parola allora che oggi vi lascio è quella che – soprattutto in queste occasioni – sperimentiamo essere mai scontata: la parola “Risurrezione”, centro e fondamento della nostra fede.
C’è una seconda parola, che mettiamo al centro di ogni messa: è la parola “grazie”. Grazie a chi, perché, da parte di chi? Grazie è la parola che senz’altro è presente ora nella bocca di don Giulio, nei confronti di Dio e di tutte le persone che gli hanno voluto bene, in modo particolare i suoi familiari – ai quali ci stringiamo – ai suoi amici, ai confratelli, ai parrocchiani, in modo particolare ai ragazzi. Grazie è quanto diciamo noi a Dio per il dono di don Giulio e quanto diciamo a lui. Grazie per i tuoi 58 anni esatti di professione religiosa (don Giulio ha emesso la prima professione nella famiglia salesiana il 15/9/1967), per i quasi 49 anni di ministero presbiterale, grazie per gli anni trascorsi a scuola – thank you! – per gli anni trascorsi in oratorio con i tuoi ragazzi e gli animatori, in parrocchia in modo particolare dal 1998 quando, anche a causa di qualche problema di salute, ti sei dedicato a questo ministero. A nome della nostra chiesa dico quindi una seconda parola: grazie!
Ma non dobbiamo fermarci qui: non possiamo farlo. Don Giulio non sarebbe contento se lo facessimo! Allora dobbiamo guardare avanti. L’ultima parola è proprio questa: coraggio! Guardiamo al futuro! Il Signore non permette nulla a caso. Evidentemente ora ci pone davanti a una prova di maturità. Attraverso don Giulio ci ha insegnato tante cose: ora è il momento di metterle in pratica. Come un papà insegna ai propri figli a camminare perché poi nella vita siano autonomi, così avviene per noi, per questa comunità in particolare. Facciamo tesoro di quanto ci è stato trasmesso perché possiamo maturare come comunità e come chiesa. Questo lo dico soprattutto ai ragazzi. Don Giulio non vi ha insegnato non solo l’inglese, ma vi ha insegnato soprattutto a vivere e a credere in Dio! Chissà che l’esempio di don Giulio non sia colto da qualcuno che si senta chiamato da Dio a donare tutta la sua vita, come ha fatto Lui. Al termine della SS. Messa che ho presieduto per conferire le Cresime, don Giulio diceva ai ragazzi: “ricordate che qui troverete sempre le porte aperte”. Ora non ci sarà più lui ad aprirle, ma saranno comunque sempre, per voi, spalancate!
Risurrezione, Grazie, Coraggio: sono le tre parole che deponiamo sull’altare, nell’affidare al Signore il caro don Giulio, pregando Dio perché lo accolga nel suo Regno d’amore infinito.