20/04/2025 – Domenica di Pasqua

Iglesias, Cattedrale di Santa Chiara, 20 aprile 2025

I segni dell’Amore vivo
La luce, la corsa, le nozze

Non so se vi è mai capitato di avere tra le mani qualcosa di unico e prezioso e di aver avuto paura che vi scivolasse, che lo rovinaste. Oppure di trovarvi davanti a uno spettacolo, un’opera d’arte, qualcosa di meraviglioso e di non trovare le parole per raccontarlo, per descriverlo. Questa è la mia situazione oggi davanti alla Risurrezione di Gesù: non esistono parole per commentarla, si rischia di rovinare tutto! La Pasqua infatti è il big ben della storia, il giorno in cui tutto nasce, il punto centrale della storia e dell’universo, “il giorno di Cristo Signore”, come abbiamo ripetuto nel ritornello del Salmo responsoriale.

Gli evangelisti per primi si trovano davanti a un fatto indescrivibile; non hanno neppure le parole per narrare la Risurrezione; perciò adottano quelle che hanno e parlano di “rialzamento” o di “risveglio”. Sono costretti a fare uso di simboli, come fa il quarto Vangelo nel brano che abbiamo appena sentito. Ci ha descritto due scene: quella della corsa al sepolcro e quella dell’ingresso in esso. Vorrei riflettere su alcuni dei simboli che troviamo.

I primi due sono presenti nella prima scena. “Il primo dei sabati – dice Gv – Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio”. È mattino ma ancora buio, come nel venerdì santo. Triste e cupo era il cielo sopra Gerusalemme: lo avevano amato, lo avevano seguito. Ora tutto si è rivelato un’illusione, un fallimento. È notte, buio fitto quando Giuda esce dal cenacolo. È il buio dell’uomo senza Dio e perciò senza speranza. Ma è mattino, sta nascendo un nuovo giorno sul mondo. La luce splende sulle tenebre. Come all’inizio della creazione: Dio disse: “Sia la luce” e la luce fu (Gen 1,3). Siamo davanti a una nuova creazione. Oggi, anche se forse non ce ne accorgiamo, Dio ci rifà nuovi; ci dà una nuova vita. Non sembra, ma è così. Per rendercene conto proviamo a pensare cosa sarebbe la nostra vita senza la Risurrezione: una notte buia senza fine!

Per vivere la Risurrezione abbiamo bisogno di un secondo segno: di camminare, anzi di correre. Su quest’immagine ci siamo soffermarti nei giorni scorsi, prendendo spunto dal giubileo che ci coinvolge come pellegrini di speranza. La mattina di Pasqua tutti corrono, chi più chi meno velocemente. La Risurrezione ci pone davanti a un’esigenza: cambiare posizione e in fretta. D’altra parte, Pasqua significa “passare oltre”, implica movimento. Correre non è facile, soprattutto per chi si sente debole e non è allenato. Correre scomoda. Eppure se le cose abbiamo esigenza di farle in fretta, dobbiamo correre. È l’esigenza dell’amore! Non c’è tempo da perdere: dobbiamo correre verso la Vita! Anche se questo ci scomoda un po’.

Si arriva così al sepolcro. Qui, nella seconda scena in modo particolare, si trovano altri simboli. Ci sono, per esempio, i verbi di visione. Giovanni ne usa tre: “vedere”, “contemplare” e “conoscere”, cioè’ fare esperienza. È quanto fa in modo particolare il discepolo amato: “conobbe e credette”. Perché solo lui crede? Perché ha fatto esperienza dell’amore. Cos’ha conosciuto? L’amore! Così ha capito che l’amore è fedele, vivo! Il quarto Vangelo descrive il sepolcro come una stanza nuziale, pronte ad accogliere gli sposi. È situato in un giardino, luogo dell’amore secondo il  Cantico dei Cantici: “”Venga l’amato mio nel suo giardino” Ct 4,16). I lini sono “stesi” e hanno anche ben 33 kg di profumo! Lo stesso vangelo che all’inizio aveva parlato delle nozze a Cana ora ci dice che il matrimonio è avvenuto! È la festa dell’amore! Cristo ha amato la Chiesa (Ef 5,25). È un amore eterno, infinito, nuovo: non cesserà mai!

L’augurio più grande che posso farvi allora è proprio questo: capire la bellezza della luce che oggi rischiara la nostra vita, saper correre, pazzi di gioia per godercela e portarla agli altri, comprendere che Dio ci ama di un amore infinito, che non morirà mai! È un Amore vivo.