28/04/2025 – Madonna di Bonaria

Stavano… nell’amore

Lasciate anzitutto che saluti tutti voi, in modo particolare il parroco p. Eugenio. La festa della Madonna di Bonaria per noi sardi, particolarmente quelli del sud Sardegna, è un momento particolarmente significativo. Per questo non vorrei semplicemente fare una riflessione su Maria; piuttosto rispondere alla domanda: Che cosa rappresenta per voi sardi la Madonna di Bonaria? Perché celebrare la festa? Del resto, se il parroco mi ha invitato, lo ha fatto perché sono sardo, l’ultimo dei vescovi (non solo in senso temporale). Vorrei tentare di dare tre risposte alla domanda precedente (perché celebrare la festa?), a partire dalla pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, che ci ha raccontato la crocifissione di Gesù. È il momento decisivo della storia della salvezza, il punto a cui tutto il racconto evangelico tende. Giovanni inizia raccontando i protagonisti: non sono solo spettatori, ma partecipano a questo momento. Come?

Dice anzitutto “stavano”. Sono lì, con la loro persona e la loro presenza, non sono scappati; partecipano di quanto sta avvenendo come hanno partecipato al resto del ministero di Gesù. Nel mio ministero di cappellano ospedaliero ho capito quanto è importante stare lì, a fianco di un sofferente, anche se dire nulla. Qui troviamo una prima risposta: anche la Madonna di Bonaria fa così con noi: sta. Vive sul colle da sei secoli e mezzo. Silenziosa, come presso la croce, dove dice ancora il suo sì; come noi sardi, che normalmente siamo di poche parole. La madonna di Bonaria mai abbandona questa città e quest’Isola, come fanno quelli che vengono per curare i propri interessi. Sempre ne condivide le gioie e le sofferenze. Sempre dall’alto scruta l’orizzonte per indicare nuove mete; indica il cielo per purificare tutti dalla polvere della terra.

In secondo luogo “sta” come madre e come donna. Il quarto vangelo non la chiama mai per nome ma sempre così: madre e donna. Madre che genera, accoglie, educa, nutre, ama: è l’immagine della Chiesa. Maria è la Chiesa. Ai piedi della croce c’è tutta la Chiesa in miniatura. Così anche per noi. Del resto dire Madonna di Bonaria per noi è dire la Chiesa: questa è la Chiesa per eccellenza; qui – solo per fare un esempio – si sono svolte e si svolgono gli eventi più significativi della Chiesa stessa. Donna, cioè sposa: creatura amata da Dio che ci ricorda che “Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5,25). Celebrare la Madonna di Bonaria significa riscoprire il nostro essere chiesa, che come Maria, vive il mistero pasquale. Ed essere chiesa sarda: con le sue peculiarità, le sue bellezze e i suoi problemi.

Qui troviamo la terza e definitiva risposta, costituita dall’amore. È tipico dell’amore “stare”, accompagnare, partecipare silenziosamente. Sempre, ma in modo particolare nei momenti decisivi. Qui siamo nel momento decisivo per eccellenza. Tant’è che Giovanni dirà “da quell’ora”. Di che ora si tratta? È l’ora dell’amore. Perché ci sia amore, è necessario che ci sia chi ama e chi è amato. Qui c’è il discepolo che è l’amore amato; c’è la madre, amore amante per eccellenza; c’è Gesù, Figlio amato dal Padre eterno, amore incarnato, che ama perfettamente. C’è l’amato, c’è chi ama, c’è l’amore. Insomma: finalmente l’amore può circolare! In definitiva credo sia questo l’insegnamento fondamentale e il senso della festa per noi sardi: è la celebrazione dell’amore di Dio per noi. La Madonna di Bonaria ci rammenta che l’amore vince, l’amore dà senso alla vita. Com’è stato per Maria. La nostra Sardegna troverà nuova vita nella misura in cui noi vivremo l’amore. La nostra Isola allora non sarà solo un luogo geografico fantastico – come questo golfo che si apre davanti ai nostri occhi – ma costituirà anche la testimonianza di una vita nuova, di un’autentica buona-aria: stare nell’amore, presso l’amore. In fondo è anche quanto il caro papa Francesco ci ha detto nella sua visita a questo santuario. Le sue parole sono una sintesi perfetta di quanto abbiamo appena detto: “Siamo venuti tutti insieme per incontrare lo sguardo di Maria, perché lì è come riflesso lo sguardo del Padre, che la fece Madre di Dio, e lo sguardo del Figlio dalla croce, che la fece Madre nostra. E con quello sguardo oggi Maria ci guarda. Abbiamo bisogno del suo sguardo di tenerezza, Madre, donaci il tuo sguardo! Il tuo sguardo ci porta a Dio, il tuo sguardo è un dono del Padre buono, che ci attende ad ogni svolta del nostro cammino, è un dono di Gesù Cristo in croce, che carica su di sé le nostre sofferenze, le nostre fatiche, il nostro peccato. Nel cammino, spesso difficile, non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo, e lo sguardo della Madonna ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno. Guardiamoci in modo più fraterno!