05/05/2025 – Festa di S. Antioco Martire

Le radici della nostra fede

Il popolo sardo, ma quello sulcitano e iglesiente in particolare, ha un grande affetto per Sant’Antioco. Perché? Al di là dei grandi prodigi che gli sono stati attribuiti (testimonianti dal Proçess de miracles, codice cartaceo della fine del XVI sec conservato nel nostro archivio vescovile), credo per un motivo: l’ha considerato come fratello, membro del popolo. Come sappiamo, Antioco era probabilmente medico ma lavorò nelle miniere di piombo. In lui vediamo le radici della nostra fede: in Sardegna la fede ci è stata trasmessa dai condannati ad metalla. In Sant’Antioco noi ci specchiamo. Nella sua testimonianza vediamo anche la nostra; nelle sue difficoltà, anche le nostre.  In modo particolare, lo sentiamo vicino nei momenti difficili. A Lui affidiamo oggi la nostra Chiesa: i nostri paesi che si spopolano, i giovani che si smarriscono, gli anziani abbandonati, la crisi del mondo del lavoro…

La vita del cristiano, non è esente da difficoltà. Non solo quelle legate alla durezza della vita in sé – che tutti dobbiamo affrontare – ma anche quelle proprie di chi ostacola la fede. Le Letture che abbiamo ascolto ci aiutano a riflettere su questo, presentandoci la figura di Geremia e di Stefano (nei quali vediamo in trasparenza la figura di Antioco).

Nella prima lettura appare il travaglio interiore di Geremia, le sue difficoltà legate al vivere ma anche a credere: “C’è come un fuoco; mi sforzavo di contenerlo, ma non posso!”.

La seconda lettura ci ha presentato invece le vicende finali di Stefano, che soffre la persecuzione e muore come Gesù.

Possiamo chiederci: oggi chi ci perseguita? Quali sono le difficoltà legate alla fede? Nella nostra società (non così in altre parti del mondo), nessuno viene messo a morte per la fede. Ma d’altra parte non possiamo affermare che il Vangelo sia accolto, che la fede cristiana caratterizzi il nostro vivere. Non siamo più nell’epoca della cristianità, come più volte papa Francesco ci ha ricordato. Forse l’atteggiamento più comune è quello sprezzante dell’indifferenza.

Davanti a tutto questo, che cosa fare? Vorrei cercare una risposta nella pagina del Vangelo, che ci ha presentato l’invio dei discepoli.

Quel che mi colpisce è soprattutto la fiducia che traspare nelle parole di Gesù. Per 3 volte Gesù dice: “non temete”! La paura è un normale meccanismo di difesa; ma d’altra parte, la paura rischia di bloccarci, di non farci vivere; così facendo sei già morto! Non si può vivere continuamente nell’angoscia! Come in una macchina ci sono i freni e c’è il motore. Se uno usa solo i freni, a cosa serve la macchina? A nulla! Il contrario della paura non è il coraggio o la spavalderia; è la fiducia.  Ecco le parole di Gesù:

  1. Non temete…quelli che non vi seguono, che vi calunniano… Se siamo agnelli in mezzo a lupi, non c’è da stare molto tranquilli! Oggi forse sperimentiamo una certa delusione: paura che tutto sia inutile, che tutto resti come è sempre stato, che il futuro sia perfettamente come il passato. No: il bene, presto o tardi, si impone. C’è un velo che sarà tolto. Quando è stato tolto? Sulla croce, che è la vittoria dell’amore! Tutta la storia non è altro che il disvelamento di questo mistero di vittoria del bene che vince attraverso il nascondimento.
  2. Non temete…quelli che uccidono il corpo. Tutto ciò che facciamo lo facciamo per paura della morte. Noi abbiamo una grande paura di morire, eppure moriamo lo stesso! La vita allora consiste in altro: nel fatto che siamo figli e viviamo da fratelli. Questa è la vita che non passa, che viviamo già ora: questa è da non perdere! Dobbiamo aver paura, invece, di perdere il senso della nostra vita.
  3. Non temete… voi valete di più! Tutti noi abbiamo un valore inestimabile! Il padre “vostro” dice Gesù: vostro non dei passeri… Il padre ha un amore infinito per i suoi figli! Tutto ciò che esiste, esiste perché amato da lui. Nessuna vita è inutile agli occhi di Dio; anzi, nessun istante lo è.  Questa volta si usa l’imperativo presente: non continuate a temere, smettetela di temere!

Questo è anche il messaggio che vorrei accogliessimo in questa festa. Antioco ha capito tutto questo. Perciò è stato capace di affrontare ogni difficoltà e offrire al Signore tutto ciò che aveva. Ha capito il senso della vita. Qui stanno le radici della nostra fede: una fede che si affida totalmente a Dio. Antioco oggi ci ripete le stesse parole di Gesù: non temete!