Il vescovo Giovanni Paolo: “Adoriamo Dio in spirito e verità”

Vescovo

Mons. Giovanni Paolo Zedda. Foto di Efisio Vacca

Quaresima ed emergenza sanitaria. La riflessione offerta dal vescovo di Iglesias in questo tempo particolare, l’invito a riscoprire la preghiera

+ Giovanni Paolo Zedda

Il tempo di Quaresima coincide quest’anno con la difficoltà, la sofferenza e l’ansia provocate dall’incognita della lotta contro il coronavirus. È una sofferenza che ci coinvolge tutti come cristiani, sacerdoti e popolo. Siamo chiamati anche noi ad essere cittadini responsabili.
La decisione della Chiesa italiana di contribuire attivamente con responsabilità ad arginare il diffondersi dell’epidemia ci costringe a nuove abitudini non facili che devono essere affrontate con spirito di sacrificio e con coraggio fiducioso, e ci spinge a non cedere al panico, all’isolamento, all’individualismo. Ma la Chiesa non tradisce la sua missione.
Questa emergenza, che ci impone la rinuncia a celebrare l’Eucaristia con il popolo, non impedisce a noi sacerdoti il dovere e la gioia di presentare al Signore nella preghiera le esigenze e le necessità di tutti i nostri fratelli e delle famiglie; e non toglie ai battezzati la responsabilità della preghiera e della testimonianza della fede e della carità verso tutti, con sicura speranza.
Per la nostra diocesi, che si preparava alla riapertura solenne della Basilica di Sant’Antioco nell’anniversario del ritrovamento delle sue reliquie, l’impossibilità di riunirci in festa per il nostro Patrono non deve fermarci nell’impegno di comunione tra noi, con fiducia nell’intercessione del nostro Santo.
Possiamo anzi dire che proprio questi sacrifici possono e devono aprirci ad accogliere e accompagnare con maggiore partecipazione la sofferenza di chi, contagiato, deve affrontare un lungo e rischioso periodo di cura, e il dolore di chi ha trovato la morte e dei familiari che non hanno potuto essergli vicini negli ultimi momenti.
Siamo chiamati ad essere prossimi nella preghiera e nel sostegno ai medici e agli operatori sanitari, ai quali deve andare il nostro sincero ringraziamento per il gravoso impegno psicologico e fisico nella cura dei malati.
Non possiamo dimenticare chi è seriamente preoccupato per le inevitabili conseguenze economiche, occupazionali e sociali che questa gravosa emergenza comporta.
Ed è nostro dovere pregare per chi ha responsabilità istituzionali e deve assumere adeguate decisioni, talvolta pesanti, per il bene comune.
Ma non dimentichiamo pure che ogni crisi porta con sé anche occasioni positive. Spetta alla nostra capacità coglierle e renderle concrete.
È una opportunità propizia per riscoprire il valore della fratellanza e della corresponsabilità.
Sapremo riscoprire gli aspetti positivi del dialogo all’interno della famiglia e degli ambienti di lavoro? Sapremo costruire nuove modalità di incontro con i fratelli nella comunità umana?
Come cristiani sapremo non perdere, ma anzi riscoprire il senso della preghiera, uniti spiritualmente a tutta la Chiesa, ogni giorno e, ad esempio, giovedì 19 festa di San Giuseppe e mercoledì 25, festa dell’Annunciazione del Signore, con il Rosario in famiglia, alle ore 21.00?
Costretti al digiuno eucaristico, sapremo conservare e rinvigorire il valore dell’Eucaristia e dei sacramenti, al di là dell’abitudine e del tradizionalismo?
Saremo capaci di non rinunciare a trovare nuove forme di vera carità verso i malati, gli anziani soli, verso chiunque, di qualsiasi età, si trovi nella sofferenza per qualsiasi motivo? Ci vengono a mancare tante piccole e grandi cose che fino a qualche tempo fa potevamo fare liberamente. Ma è l’occasione per chiederci: le nostre abitudini e le nostre scelte ci riempivano davvero la vita? Spegnevano in noi la sete del vero significato della nostra esistenza?
Domenica scorsa il Vangelo ci proponeva l’incontro di Gesù con la donna samaritana. Le Sue parole illuminano anche la nostra situazione di crisi: “Viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano” (Gv 4,23). Il Signore vuole che noi sappiamo continuamente cercare l’essenziale, che sta nella comunione d’amore con Lui e con i fratelli.
Non dimentichiamolo: anche nella difficoltà, Dio desidera la nostra gioia. Solo in Lui è la nostra vita. Lui solo ci offre l’acqua viva!
Siamo vicini alla Pasqua. Non sappiamo il modo in cui la celebreremo. Ma una cosa è certa: anche se dovesse succedere di non poter ancora manifestare la nostra fede incontrandoci fisicamente, possiamo essere uniti a Lui e tra noi spiritualmente. Oggi sentiamo soprattutto i segni della Sua passione, ma sappiamo bene che “se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo; se perseveriamo, con Lui anche regneremo” (2Tm 2,11-12). Lui non ci abbandona! Lui è con noi ogni giorno!