Chiamati nella speranza a testimoniare il Signore Risorto

Pasqua di Resurrezione del Signore. Il messaggio augurale del Vescovo di Iglesias

È questa la seconda Pasqua segnata dalla sofferenza per l’epidemia da covid.
Nell’estate scorsa i Vescovi italiani, in una riflessione dal titolo “È risorto il terzo giorno”: una lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia, ci hanno suggerito di vivere questo difficile periodo tenendo fisso lo sguardo sul mistero che sta al centro della nostra fede, quello della Pasqua del Signore.

Dio ci dà la grazia di guardare ogni avvenimento della vita attraverso la lente del mistero pasquale, che culmina nell’annuncio che Cristo «è risorto il terzo giorno» (1Cor 15,4). Siamo chiamati a maturare un’esistenza diversa, da veri figli di Dio, nell’esperienza del Venerdì e del Sabato santi, uniti al Figlio di Dio sulla croce e nel sepolcro, aperti ad accogliere il dono della risurrezione.
Ogni giorno possiamo ascoltare insieme la voce dello Spirito, che Gesù ci ha consegnato sulla croce (cf. Gv 19,30) e nel Cenacolo (cf. Gv 20,22).

Siamo chiamati ad accogliere il mistero della sua morte e il silenzio del suo sepolcro, senza mai chiuderci alla speranza della vita che l’amore fedele del Padre ci offre.
Ci è chiesto di fare questa esperienza non solo attraverso l’ascolto della Parola e nella celebrazione dei Sacramenti durante la Settimana Santa, ma anche nella quotidianità della vita, nell’incontro con la sofferenza dei fratelli vicini e lontani intorno a noi.

La pandemia che ci ha colpito ha rivelato il dolore del mondo: ha prodotto sofferenza e ne produrrà anche in futuro, con conseguenze economiche e sociali imprevedibili, vaste e persistenti. Sofferenze profonde che non possiamo ignorare: è il mistero del male, che il Figlio di Dio ha voluto prendere su di sé.

Ma c’è dell’altro sulla scena del Calvario che in questi giorni contempleremo.
Nei pressi della croce, intorno a Gesù che offre per noi la sua vita, insieme a Maria, la Madre, ci sono alcune donne, il discepolo amato, il centurione, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea: poche persone, certo, ma rappresentanti di un resto di umanità capace di “stare in piedi” sotto la croce (cf. Gv 19,25).
Così quel Venerdì, in cui il Figlio di Dio dà per noi la sua vita, si rivela un giorno non solo di violenza e morte, ma anche di pietà e condivisione.
È affidato alla nostra responsabilità l’impegno ad utilizzare ogni nostra giornata come un’occasione preziosa per entrare nel mistero pasquale, non solo come memoria storica della morte e risurrezione di Gesù, ma come esperienza della sua presenza di Crocifisso Risorto in mezzo a noi, oggi.
Se sapremo vivere, leggere ed elaborare con vera carità l’esperienza di sofferenza nostra e dei nostri fratelli, ascoltando lo Spirito e partecipando al mistero della Pasqua del Signore, allora anche da questa pandemia avremo imparato qualcosa di importante.
Ognuno di noi e tutta la comunità ecclesiale potremo così camminare sui passi degli uomini del nostro tempo, animati da tenerezza e comprensione verso ogni fratello e da una speranza che non delude.
Così già adesso potremo vivere la nostra Pasqua, in Cristo, nella vigilante attesa della Pasqua eterna.

 

+ Giovanni Paolo Zedda