Il messaggio per il Santo Natale 2020 del vescovo Giovanni Paolo

Bartolomé Esteban Murillo, Sagrada Familia del pajarito (Museo del Prado – Madrid)

È Natale

+ Giovanni Paolo Zedda

Immersi nella prova dell’emergenza sanitaria che non sta risparmiando nessuno, vogliamo restare aperti alle sorprese di Dio: è Lui che continua a guidare la storia, in modo misterioso ma provvidenziale, come sempre.
Nella celebrazione del Natale la Parola di Dio mette al centro della nostra attenzione, intorno al Bambino che nasce, persone semplici e sapienti che hanno saputo vivere sempre con fiducia e speranza.
Maria di Nazaret “ha creduto” al progetto di Dio su di lei e ha accettato di essere la “serva del Signore”. Giuseppe ha accolto l’invito a “non temere” e ha intrapreso il suo cammino di vita con Maria.
Insieme si sono messi in viaggio, fidandosi unicamente della Sua parola. Hanno affidato al Padre la tessitura misteriosa dei loro giorni e perciò hanno saputo accogliere nella fede il dono del Figlio Gesù e lo hanno saputo offrire all’umanità intera.
Lo scorso 8 dicembre Papa Francesco ha proposto a tutta la Chiesa di concentrarsi sulla persona di san Giuseppe, a 150 anni dalla data in cui Papa Pio IX lo aveva proclamato Patrono della Chiesa Universale.
Vi propongo di leggere tutta con attenzione la Lettera apostolica Patris corde (Con cuore di padre). Con essa il Papa ha indetto uno speciale anno di preghiera e di riflessione su san Giuseppe e ci ha offerto alcune considerazioni, che voglio brevemente riproporvi. Ci aiuteranno a vivere con sapienza questo Natale in tempo di pandemia.
“Tutti possono trovare in San Giuseppe l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta… San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in «seconda linea» hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”.
“La storia della salvezza si compie «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza”.
Dalle pagine evangeliche possiamo tutti rilevare l’angoscia di Giuseppe di fronte alla maternità di Maria sua promessa sposa, la sua fatica nell’affrontare il viaggio a Betlemme, la sua preoccupazione in occasione della fuga in Egitto…
“Ma anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande” (Patris corde, 2).
È difficile, per tanti di noi e per molte famiglie, accettare che la nostra vita venga sconvolta da un virus invisibile. È arduo affrontare con pazienza e fiducia le conseguenze economiche e sociali che possono derivarne.
“Tante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia. Se non ci riconciliamo con la nostra storia rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni”. “Solo il Signore può darci la forza di accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza” (Patris corde, 4).
Può sembrarci irragionevole e ingiusto che Dio permetta per i suoi figli sofferenze improvvise e incomprensibili, derivate da forze incontrollabili della natura o da decisioni ingiuste di uomini egoisti o da processi sociali da noi stessi costruiti.
“Davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere… Molte volte, leggendo i «Vangeli dell’infanzia», ci viene da domandarci perché Dio non sia intervenuto in maniera diretta e chiara. Ma Dio interviene per mezzo di eventi e persone. Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli inizi della storia della redenzione. Egli è il vero «miracolo» con cui Dio salva il Bambino e sua madre. Il Cielo interviene fidandosi del coraggio creativo di quest’uomo” (Patris corde, 5).
Ciò che è avvenuto attraverso la semplicità, la sofferenza e la fiducia coraggiosa di Giuseppe diventa un prezioso messaggio anche per ognuno di noi. Anche a tutti noi Dio misteriosamente chiede di prenderci cura dell’umanità e di salvarla con «coraggio creativo».
“Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare” (Patris corde, 5).
Sarà bello se tutti, in questo Natale e in tutto il prossimo anno ci impegniamo a scoprire l’atteggiamento di san Giuseppe e della famiglia di Nazaret e a camminare sulle sue orme.
Apriamoci a Dio e, in nome suo, ad ogni uomo e donna, ad ogni famiglia e comunità. Il Signore ci domanda ogni giorno di attenderlo per saperlo accogliere, testimoniando con la carità concreta la sua presenza e la sua salvezza in ogni momento e in ogni situazione della vita. Così sarà Natale, ogni giorno.