La giornata diocesana del malato

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Un momento della celebrazione. Foto di Efisio Vacca

Chiesa diocesana. A Carbonia, nella parrocchia San Ponziano, con il vescovo per la Giornata del Malato

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”

di Bernardo Crobu

Da ormai 27 anni, l’undici febbraio, la Chiesa chiama, come afferma Mons. Paolo Ricciardi, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute, a ripartire dai malati. Nella sua lettera per l’occasione, invita a cercare nel cammino, un salto di qualità che punti oltre che a parlare e disquisire del problema della sofferenza, si cerchi l’incontro personale con la sorella/fratello che vive la sofferenza, nella condivisione della vera fede. Dalle parole di Gesù “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10), i discepoli, avendo incontrato Gesù, hanno testimoniato il trionfo della vita sulla morte, “anche passando per l’incredulità di Tommaso”. È compito privilegiato della Chiesa moltiplicare l’Annuncio, nella consapevolezza che la nostra corporeità è preziosa agli occhi di Dio perchè “l’uomo non ha un corpo, ma è corpo e per questo risorgerà l’ultimo giorno” (P. Carmine Arice Unitalsi). La Sacra Scrittura pone la malattia come conseguenza e segno del peccato, perciò il Signore è venuto a liberare l’uomo dal peccato, includendo la guarigione del corpo come segno e simbolo di questa liberazione. La sofferenza esiste ancora, ma trasformata in cammino di redenzione e partecipazione al mistero della salvezza dell’umanità.

La nostra Chiesa Diocesana ha celebrato la giornata il 17 febbraio, nella grande e bella chiesa in Carbonia intitolata a san Ponziano, presieduta dal suo Pastore Mons. Giovanni Paolo Zedda. Con la partecipazione di numerosi malati, sacerdoti, associazioni e di popolo, la solenne concelebrazione è iniziata alle 16.30, con l’ingresso del simulacro della Vergine di Lourdes, dal Vescovo salutato dal Direttore per la Pastorale per la Salute, don Luigi Sulas, ed animata dalla Schola Cantorum della parrocchia di San Narciso di Serbariu. Dalle letture del giorno, il Vescovo ha posto un quesito; poniamo il nostro presente e il nostro futuro nelle mani di Dio, oppure non ci fidiamo di Lui e affidiamo la nostra vita alla nostra intelligenza e al mondo, rinunciando così alla Sua benedizione? Le scritture affermano che saremo beati solo quando confidiamo nel Signore, – e continua il Pastore – noi cristiani, per fede anche sotto la croce, ci sentiamo beati perché Gesù è risorto per noi, e che in realtà possiamo vivere già da risorti grazie al Battesimo, rivestiti di Lui. Infatti è Gesù – afferma il Vescovo – che ci dà la forza per vivere da risorti. Quando nascono i problemi, e le difficoltà sembrano soffocarci l’esistenza, occorre rientrare in Cristo, così che la gioia possa rientrare in noi, nonostante tutto. Perché ciò possa realizzarsi, occorre però collaborare al Suo Disegno, partendo dall’Eucarestia, in continua comunione con Lui, testimoniando e vivendo la sua Parola e con la Vergine Maria che continuamente ci dice – qualunque cosa Vi dica fatela -, e soprattutto – gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date -.

Dopo la solenne benedizione tutti i convenuti, si sono ritrovati nell’adiacente salone dell’Oratorio, in fraterna condivisione.