Saluto di apertura (a braccio): Benvenuti tutti voi, benvenuti in particolare tutti i sacerdoti presenti diocesani e religiosi. Benvenuti i ragazzi cresimandi e tutti coloro che li accompagnano, c'è un po' tutta la diocesi rappresentata. Questa è l'unica celebrazione che si fa nella diocesi questa mattina ed è una liturgia unica nell'anno, la messa del crisma che noi stiamo iniziando. È importante che ci sentiamo uniti come chiesa, come diocesi, ma che ci sentiamo uniti anche con coloro che non hanno potuto fisicamente essere qui presenti. E allora innanzitutto un saluto lo inviamo con i potenti mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggi ai membri del nostro presbiterio che si trovano in questo momento lontani fisicamente da noi. Primo saluto a Monsignor Walter Erbì, arcivescovo e nunzio apostolico in Gambia, Liberia e Sierra Leone, ci siamo sentiti e vogliamo pregare per la sua missione in paesi sicuramente non facili. Poi sacerdoti iglesienti che lavorano normalmente fuori diocesi, e allora Don Pasquale Rombi, Don Davide Loi, Don Ignazio Poddighe, Don Licu Tiddia, Don Gabriele Atzei e anche il Padre Mattia Melis di Gonnesa che è in Africa, anche lui come Don Walter e come anche Don Ignazio. Vogliamo sentirci vicini ai sacerdoti più anziani e ammalati, Don Pietro Contu che è a Dolianova nella RSA, Don Dionigi Sulis ricoverato, Don Giampaolo Rosso anche, Don Nino Dore, Don Daniele Agus a Sant’Antioco e, non è ammalato anzi è sanissimo, Don Cauli ma ha compiuto i 99 anni e quindi lo mettiamo davanti come esempio. Subito a ruota di Don Cauli abbiamo un confratello carissimo, Monsignor Virgilio Sanna, che sarebbe della diocesi di Nuoro ma è venuto a respirare aria buona nella nostra diocesi, lui è assai più giovane, ne ha solo 97, comunque già un bell’esempio con 72 anni di sacerdozio. Parlando di anniversari di sacerdozio, quest'anno festeggeremo il 50° di sacerdozio di Don Pietro Piras e Don Salvatore Atzori e poi abbiamo un 40° con Don Elio Tinti e poi abbiamo un 20° con Don Ivano e poi abbiamo un 10° anniversario di sacerdozio con Don Maurizio Mirai e poi spengono una candelina Don Diego e Don Leonardo che son qui accanto a me ed è il loro primo giovedì santo come presbiteri in questa concelebrazione. Vogliamo ricordare anche i confratelli che ci seguono ma già dalla cattedrale del Cielo: Don Peppuccio Zusa, Don Pietro Desogus e anche il padre Ettore Corona, lavorava in Sicilia ma era di Gonnesa e gli abbiamo dato l'ultimo saluto pochi giorni fa. E come avviene nelle processioni il vescovo è sempre in fondo, all'ultimo, e allora per questo motivo un saluto particolare a Monsignor Giampaolo Zedda che però non è un ospite, è a casa sua, è la sua chiesa e siamo contenti che sia qui con noi per dirci che ci ricorda che prega, che ci accompagna. Ecco allora a questo punto forse l'assemblea è più completa di quando siamo entrati in cattedrale, uniti tutti tra di noi e con tutti quelli che ricordiamo in questo momento ci mettiamo davanti al Signore e gli chiediamo di aiutarci a camminare con gioia verso di lui, liberandoci da ogni peso da ogni zavorra che sono i nostri peccati.
Omelia: [Rivolto ai cresimandi a cui ha chiesto la diversa provenienza] provenendo da tante comunità parrocchiali avete fatto un pellegrinaggio venendo qua, serve a ricordarci che far parte della chiesa vuol dire far parte di un popolo che cammina. In questa terra nel Sulcis Iglesiente la comunità cristiana cammina più o meno da 1500 anni, neanche male come esperienza e come cammino! Ma oggi viviamo in modo particolare un cammino ed è il cammino che ci immerge nel cambiamento. È un cambiamento di persone che man mano si avvicendano, vedete che anche i vescovi si avvicendano, Monsignor Giampaolo è qui con noi, ha terminato il suo mandato io continuo a fare il supplente come il Santo Padre mi ha chiesto ma dobbiamo pregare perché possa arrivare presto un vescovo, così come lo vuole il Signore. Non dimentichiamoci di pregare di chiedere che il Signore attraverso la Chiesa mandi il pastore che lui ritiene più adatto per questa antichissima comunità ma viviamo un cambiamento di epoca, sta cambiando tutto, anche il look dei vestiti, i social ma anche il modo di essere cristiani, di far parte delle nostre comunità parrocchiali e questo cambiamento di epoca, Papa Francesco con il cammino sinodale, vuole aiutarci a viverlo con fiducia.
Questo è il punto, il messaggio che vorrei lasciare questa mattina: vivere con fiducia le trasformazioni dove siamo immersi, anzitutto fiduciosi perché siamo guidati dal Signore Gesù Risorto. Come abbiamo ascoltato dal libro della rivelazione di Giovanni, la seconda lettura che abbiamo ascoltato, è lui il Signore che ci guida e ci dona il suo spirito, non si limita soltanto a parlare, a dirci delle parole, mette dentro di noi la forza, l'amore di Dio, lo Spirito Santo. Abbiamo sentito questa frase: “lo spirito del Signore su di me”. L'abbiamo sentita nella prima lettura, Gesù l'ha ripetuta nel Vangelo, nella Sinagoga di Nazaret, quasi un ritornello, è lo spirito che Gesù Risorto soffia su di noi. La sera di Pasqua nel Cenacolo soffiò su di loro e disse “ricevete lo Spirito Santo” e questo soffio dello Spirito ce lo dà in modo particolare con i sacramenti, in tutti e sette i sacramenti ci viene dato un dono particolare dello Spirito e in quattro di questi sette sacramenti viene usato il segno dell'olio, quell'olio che è stato portato prima in processione e che tra un momento verrà benedetto. Nel Battesimo l'olio dei catecumeni e il crisma, nella Cresima il crisma, nella malattia l'Unzione degli infermi e poi nell'Ordine l'unzione dei sacerdoti e dei vescovi, nel sacramento dell'Ordine ma anche negli altri tre sacramenti il protagonista è sempre lo Spirito Santo. Quando andiamo a chiedere perdono dei peccati il sacerdote nella preghiera di perdono e di assoluzione ci ricorda che il Signore ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, sono le parole stesse di Gesù.
Ecco perché siamo chiamati a vivere con gioia questo cammino e quest'epoca di profonde e veloci trasformazioni, a viverlo con gioia e non a subirlo, scoprendo sempre più l'azione dello Spirito Santo nella storia, anche nella storia di oggi, anche nonostante le guerre lo Spirito Santo lavora e poi nella nostra vita. Per vivere con gioia dobbiamo imparare sempre di più a coltivare la gioia che è un dono dello Spirito Santo che in qualche modo riassume tutti gli altri doni. I sette doni che invochiamo nella Cresima: spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, spirito del timore di Dio ma San Paolo nella lettera ai Galati ci ricorda che tutti questi doni sono riassunti nel dono della gioia.
Questo dono della gioia è l'obiettivo che Gesù vuole farci raggiungere: “vi ho detto le mie parole perché la vostra gioia sia piena”; “chiedete al Padre ciò che volete perché la vostra gioia sia piena” e ancora nella prima lettera di Giovanni “vi comunichiamo quello che noi abbiamo visto e udito perché la vostra gioia sia piena”.
Il riassunto di questo dono della gioia, dono dello Spirito, ce l'abbiamo in particolare in Maria nel Magnificat, noi sacerdoti e tanti altri ogni sera nella preghiera dei Vespri ripetiamo le parole di Maria. Dobbiamo coltivare la gioia con discernimento, dobbiamo anzitutto evitare i veleni che paralizzano la gioia. Ad esempio la tristezza. La rassegnazione, la rabbia, i rimpianti, sono tutte parole che portano un veleno che paralizza la gioia dello Spirito. Ma dobbiamo evitare anche di confondere la gioia vera con gli pseudonimi falsi. La gioia è una cosa diversa dall'allegria, è una cosa diversa dall'euforia, dall'entusiasmo, dalla soddisfazione personale, dalle rivincite piccole o grandi che ogni tanto ci prendiamo, dalle emozioni e dal piacere. La gioia è un'altra cosa. Queste sono tutte cose che possono essere anche buone talora ma non sostituiscono la gioia. Attenzione a non confondere! Questo dono dello Spirito Santo è dato a ciascuno di noi in modo diverso e personalizzato, dobbiamo scoprire e rafforzare quanto concretamente alimenta la nostra gioia. Ognuno di noi ha dei riferimenti personali dove sa di trovarla sempre, anche nei momenti più difficili.
Una domanda che soprattutto per noi sacerdoti è importante: Che cos'è che mi assicura la gioia in ogni momento, in ogni situazione? Perché il cambiamento di cui ho parlato che viviamo e conosciamo coinvolge noi pastori in modo particolare, nel cambiamento di vita pastorale e in tutte le altre trasformazioni che sappiamo. Ecco, dobbiamo mettere bene a fuoco, ciascuno di noi personalmente, quali sono le parole, le situazioni, i momenti che ci garantiscono di essere sempre nella gioia: sono diversi per ciascuno di noi, ognuno ha i suoi punti di riferimento per mantenersi nella gioia, mettiamoli bene a fuoco e qualche volta facciamo l'esame di coscienza, anche sulla gioia perché è ancora più importante, secondo me, che non l'esame di coscienza sui peccati, perché quelli li troviamo, un elenco riusciamo sempre a farlo, ma esaminiamo su come funziona la sorgente della gioia dentro di noi.
Allora così possiamo camminare verso un modo di essere Chiesa sempre più consapevole della forza della Parola di Dio che noi annunciamo, la forza della Parola di Dio viene da lei, dalla Parola, non da noi che la predichiamo. Una Chiesa dove possiamo essere sempre più coscienti della fame e della sete di Vangelo di Cristo che abita il cuore di tanta gente, anche di quelli lontani che non vengono mai in chiesa o che magari ci sbeffeggiano qualche volta, ma dentro di loro c'è fame e sete di incontrare il Signore.
Dobbiamo camminare per diventare una Chiesa dove tutti noi, con compiti e ministeri diversi, siamo chiamati ad annunciare il Vangelo: preti e laici, piccoli e grandi, catechisti e tanti altri compiti e ministeri. Soprattutto il Signore ci chiama a essere capaci di contagiare e di contagiarci a vicenda con quella gioia luminosa che il Signore ci mette nel cuore con il suo spirito.
Tra pochi giorni cominceranno i turni delle cresime, cari cresimandi pensateci bene prima di ricevere la Cresima, siete ancora in tempo a dire “Magari non faccio la cresima” perché ricevere la Cresima e lo Spirito Santo vuol dire diventare membri di una Chiesa che cammina, che annuncia il Vangelo dove nessuno è in stand-by ma dove tutti quanti siamo chiamati a fare la nostra parte per contagiare con la gioia di Gesù le persone che incontriamo.