Il messaggio del vescovo per la Quaresima

Dal vescovo Giovanni Paolo un invito alla conversione per fare un autentico cammino sinodale

La Quaresima, che è in qualche modo un’immagine di tutta l’esistenza terrena, ci è offerto come un tempo favorevole per seminare il bene in vista di una mietitura.
Siamo invitati alla conversione, a cambiare mentalità, così che, – come ci suggerisce Papa Francesco nel suo Messaggio per questa Quaresima – sulle orme di Cristo “la nostra vita abbia la sua verità e bellezza non tanto nell’avere quanto nel donare, non tanto nell’accumulare quanto nel seminare il bene” e nel condividerne i frutti.
In consonanza con tutta la comunità cristiana abbiamo iniziato una riflessione più attenta per imparare a vivere la nostra fede “camminando insieme”.
Anche la Presidenza della CEI ha voluto proporre alla Chiesa che è in Italia un Messaggio per questa Quaresima. Esso contiene delle riflessioni che mi sembrano rilevanti e che desidero suggerire a tutti i battezzati e ad ogni comunità della nostra Chiesa diocesana.
Il Messaggio vuole essere “un invito ad una triplice conversione, urgente e importante in questa fase della storia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità”. Tre aspetti della nostra vita che esigono una seria attenzione da parte di ognuno di noi, se vogliamo fare un autentico cammino sinodale.
In questo mio messaggio all’inizio della Quaresima desidero riproporvi sinteticamente questo invito.

Conversione all’ascolto.
Questo invito coincide col primo impegno che ci siamo assunti fin dall’inizio di questo anno pastorale, in convergenza con l’avvio del Sinodo.
Abbiamo bisogno di reimparare ad ascoltarci l’un l’altro in modo empatico. È ciò che stiamo tentando di fare nei nostri incontri di gruppo, nelle parrocchie e nelle proposte a livello diocesano nelle iniziative finora svolte in modalità on-line a causa delle restrizioni dovute alla situazione sanitaria.
Non dobbiamo dimenticare che nella Bibbia il primo ad ascoltare è Dio, che si fa attento al grido del suo popolo sofferente (cfr. Es 3,7-9). Gesù poi propone ad ogni credente l’esigenza dell’ascolto di Dio: è il primo e più grande dei comandamenti (Mc 12,29; cfr. Dt 6,4) da cui deriva direttamente l’amore verso i fratelli (cfr. Mc 12,31). Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo. L’ascolto degli ultimi, poi, deve diventare per noi particolarmente prezioso, poiché ripropone lo stile di Gesù.

Chiediamoci dunque: Quali ostacoli incontra ancora in noi un ascolto libero e sincero della Parola di Dio e dei fratelli? Come possiamo migliorare nella nostra Chiesa il modo di ascoltare?

Conversione alla realtà.
Dio è il Dio della storia. Egli l’ha riempita della sua presenza, mandando il proprio Figlio ad incarnarsi in uno spazio ed un tempo precisi. Da quel momento ogni attimo e ogni situazione diventa “oggi di Dio” e “pienezza del tempo” (Gal 4,4).
La fede cristiana deve sapersi ancorare nella realtà storica. È urgente saper accogliere il presente, senza lasciarci vincere dalla paura, dai rimpianti, dalle illusioni.
Riusciamo ad intuire l’importanza di questo comportamento quando all’improvviso scopriamo che la vita ci propone situazioni imprevedibili che ci mettono in crisi, come è capitato con il dilagare del covid e, ultimamente, con il dramma della pace messa in pericolo.
Di fronte a questi problemi dobbiamo saper scoprire la necessità, sempre faticosa, di essere perseveranti (Rm 8,25), con un comportamento quotidiano pronto a sostenere il peso della storia personale e comunitaria (cfr.2Cor 6,4). Siamo chiamati ad imitare la “pazienza di Cristo” (2Ts 3,5), che si è espressa in sommo grado nel mistero pasquale, con la ferma volontà di amare l’umanità senza lamentarci e senza risparmiarci. È questa la realtà che ci è data e in cui siamo chiamati ad amare con perseveranza.
Chiediamoci dunque: Sappiamo accogliere la realtà della storia, anche quando non corrisponde alle nostre attese e ai nostri progetti? Il nostro cuore di credenti sa affrontare la realtà quotidiana con pazienza e perseveranza, per saper costruire soluzioni positive per la vita delle persone e della società?

Conversione alla spiritualità.
Non si tratta di vivere la realtà con rassegnazione, ma di essere pronti a scorgere nella storia la presenza dello Spirito di Dio, seguendo l’insegnamento di Gesù con fede nella misericordia del Padre, carità verso gli ultimi e speranza in un rinnovamento interiore di ognuno.
Lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci spinge a considerare la storia di ogni giorno in chiave pasquale, nell’ottica dell’amore, anche se questo comporta la fatica di portare la croce propria e altrui, ogni giorno (cfr. mt 16,24;27,32; Col 3,13; Ef 4,1-3).
Per il cristiano la storia di ogni giorno non è semplicemente un susseguirsi di restrizioni e di difficoltà, ma un tempo dello Spirito, un tempo di pienezza, che contiene opportunità sempre nuove di amore creativo che ci abilitano a vivere da figli di Dio, nel Figlio morto e risorto per noi.
Chiediamoci: Sappiamo andare al di là dei meri fatti che accadono nel nostro presente? Sappiamo leggerli guidati dallo Spirito, per progredire nella fede come singoli e come comunità ecclesiale?

Ecco la nostra Quaresima. Un tempo opportuno per imparare a vivere nel mistero pasquale del Signore Gesù e convertirci ogni giorno, per stare al mondo come persone già risorte con Cristo in una speranza viva (Col 3,1).

+ Giovanni Paolo Zedda
vescovo di Iglesias